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VOODOO HILL - Wild Seed Of Mother Earth

…prendo il sentiero che va sulla montagna, intorno a me la vegetazione sempreverde mi accompagna. Ad un tratto il paesaggio cambia, il verde diventa terra bruciata, ed intravedo all' orizzonte la cavità che mi porterà nel regno delle ombre.
Arrivo davanti al cratere, alzo gli occhi al cielo chiedendo protezione per la mia anima.
Il cielo azzurro diventa grigio e poi si stringe imbrunendosi sempre di più. Mi infilo nell'antro consapevole che poi niente sarà come prima.
Armato solo di fede mi accingo ad entrare nella discesa verso gli inferi.
Dovrò morire per poter vivere. Ma ci devo credere.
Man mano che scendo per il sentiero la volta sopra di me si abbassa sempre di piu'.
L'atmosfera diventa tetra, e comincio a sentire il rumore di un martello che picchia sull' incudine…………..
Mi volto e la luce alle mie spalle diventa sempre piu' fioca. Avanzo e sento piu' pressante il rumore dell' acciaio che vibra. I miei occhi non vedono più niente, non riesco ad arrestare le mie cadute.
Cado e poi cado ancora, mi rialzo pieno di melma, sento l' incudine sempre piu' vicino e quando mi rendo conto che la caverna e' finita, mi accorgo di essere finito in un nido di serpenti.
Riesco ad alzarmi, con la schiena e le mani appoggiate alla parete umida, e' la fine.
I serpenti si avvinghiano intorno al mio corpo e non riesco nemmeno ad urlare la mia disperazione.
Sono pietrificato come colpito dallo sguardo di medusa. Decine di bocche di fuoco mi circondano pronte a vomitare il loro veleno.
Poi all' improvviso………il silenzio.
La parete si asciuga dietro di me, ed i serpenti vengono risucchiati da una forza sconosciuta.
Le mie stanche membra riprendono vigore, una luce accecante viene verso di me.
La Madre Terra ha partorito il suo frutto, mentre stringo nelle mani il Seme Selvaggio un bagliore mi circonda e come per incanto un vortice mi sputa fuori dal mio incubo.
Sono vivo, apro gli occhi e vedo ancora il cielo azzurro. E tengo fra le mani il frutto selvatico. La Madre Terra mi ha donato il suo segreto.
La linfa vitale che nutre il mio corpo e la mia anima… (Roberto Cosentino)


RECENSIONE TRACK-BY-TRACK

MAKE BELIEVE – La opening track aggressiva e potente dà subito l'idea di cosa voglia dire trovarsi fra il martello e l'incudine… I riff di chitarra sono pesanti come un maglio avvolto nel velluto, melodici e graffianti. Una forte componente ritmica influenza il pezzo, sopra le righe dall'inizio alla fine. La voce di Glenn come sempre superba condisce il tutto con maestria. La produzione dell'album è ottima e curata nei minimi dettagli. Il missaggio è ben calibrato, come nel primo Voodoo Hill, del resto.

DYING TO LIVE – Un riff a-la Judas Priest apre il pezzo dove Glenn si cimenta in una insolita veste di power singer. L'album procede a ritmo incessantemente up-tempo e travolge fino ad un bridge melodico che porta al ritornello pesante come piombo… l'unico modo per sopravvivere è morire! Interessantissimo lo stop arabeggiante che culmina nella ripresa finale. Mastodontico.


STILL EVERGREEN – In un'escalation di potenza e velocità in cui si esalta la pregevole tecnica di tutti i musicisti a cominciare dal sempre più che mai creativo Dario Mollo, Glenn ci ricorda di essere ancora fra i più grandi. Qual è la sua ricetta? …Mentre mi pongo questa domanda l'assolo ipertecnico e a più voci di Dario Mollo pervade le mie orecchie fino al magistrale duello con Dario Patti alle tastiere. Sto ancora scalando questa montagna fino al tratto più faticoso e pesante, tutto ciò sottolineato dal cadenzato fade out.


ATMOSPHERE – Salgo e salgo ancora su questa montagna quasi a raggiungere l'atmosfera. L'incedere cadenzato del pezzo richiama la chiusura del brano precedente, e una nota di speranza pervade questo mid-up-tempo fino al solare chorus. Approfitto per sottolineare la complessità armonica dei fraseggi di Dario Mollo sia nell'accompagnare Glenn, sia negli attimi strumentali nei quali, per tutto l'album, scorgo molte più affinità con The Cage (l'altro progetto di Dario Mollo) che con il primo episodio di Voodoo Hill.


WILD SEED OF MOTHER EARTH – Un attimo di pace e pura melodia significa finalmente che sono arrivato in cima alla montagna. Questo è un pezzo plasmato per la voce di Glenn, che si diverte fra falsetti, controcanti e cori a tre voci. Non mancano i momenti epici, come il bridge all'unisono di basso, tastiere e chitarra. Il pezzo cresce tantissimo fino al solo imponente e stupendamente tecnico di Dario Mollo, con il quale la song giunge alla sua conclusione.


MY EYES DON'T SEE IT – Un mid-tempo in tonalità maggiore molto accattivante, in cui ancora una volta la maestria vocale di Glenn Hughes si fa sentire, sempre sopra le righe dall'inizio alla fine in un pezzo impegnativo e molto acuto. Forse il pezzo più “Glenn” di tutto l'album.


CAN'T STOP FALLING – I miei occhi non vedono più nulla e precipito… questo brano è davvero stupendo. Uno dei miei preferiti. La seconda metà dell'album è quasi solenne, e questo brano, dal ritmo cadenzato, cattivo, epico, melodico che viaggia su velluto nero dall'inizio alla fine, ne è la prova. I riff di Dario Mollo sono coinvolgenti. Le armonie usate in questo brano sono davvero fantastiche. Mai uno strumento (compresa la voce) prevale sull'altro… sembrano tutti perfettamente incastrati fra loro. Il bridge ipnotico mi fa capire che sto morendo, e Glenn lo sottolinea con un ultimo acuto “I'm dying too far”!


NOTHING STAYS THE SAME – Brano classicheggiante di ottima fattura, mi ha portato subito alla mente i primi Royal Hunt. Riff polifonici di chitarre, grosse tastiere, e la melodia che non manca mai. Anche questo pezzo rientra tra i miei preferiti per la maestosità che esprime e la cura con cui è costruito. Anche Glenn dimostra che c'è sempre, perfettamente inserito in questa band.


SOUL PROTECTOR – Brano dalle ritmiche insolite, e per questo molto interessante. Anche la voce di Glenn sperimenta nuove vie, con un effetto quasi spettrale nella seconda strofa. Bellissimi i cori “sibilanti” sul chorus. Una nota di merito per Dario Mollo: non è facile esplorare i meandri del rock e trovare idee nuove, lui ci riesce alla grande e lo si vede in questo pezzo.


SHE CAST NO SHADOW – Vale lo stesso discorso fatto per Soul Protector. Commentare questi due brani confesso che è stato più difficile del solito. Ritmiche serrate inframezzate da inserti melodici… se si può fare un paragone con HTP credo che Voodoo Hill sia un album più maturo a livello creativo. Bellissimi i cori di Glenn sul ritornello, quasi impercettibili da sembrare uno strumento musicale. Anche il solo di chitarra, quasi si rincorre da solo fino al solare ritornello, che risulta davvero orecchiabile.


16 GUNS – Degna conclusione di un ottimo album, questa marcia trionfale fiera e cadenzata è ancora uno dei miei brani preferiti, sia per la imponente linea ritmica condotta dal basso di Fulvio Gaslini e dalle batterie di Roberto Gualdi, sia per la parte armonica in cui Glenn Hughes fa da padrone nella complessità della sua linea vocale. L'efficacissimo solo di chitarra apre ancora verso l'ultimo chorus, mentre mi guardo intorno e 16 bocche di fuoco sono là pronte ad esplodere il loro veleno…

…sono ancora vivo, la Madre Terra non ha calato l'ombra su di me, ma mi ha fatto dono del suo più pesante ma stupendo fardello, questo Wild Seed Of Mother Earth, che dal 23 giugno 2004 potrete condividere con me. (Giampietro Frulli)

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