IOMMI HUGHES FUSED (2005)
E' stato molto impegnativo stavolta descrivere con parole semplici un album così complesso e pieno di significati musicali e non. Ci troviamo di fronte a un percorso diverso da quello che il nostro Hughes ci aveva abituato negli ultimi anni, e francamente sono rimasto positivamente spiazzato ancora una volta da quello che tramite le mie uniche due orecchie arrivava al cervello, alla spina dorsale, al cuore. La fusione Iommi/Hughes è completa ormai, lo dice anche il titolo dell'album e lo conferma a pieno titolo il prodotto finale. Sono due artisti che più volte hanno messo in crisi il concetto delle rette parallele, facendo incontrare pure quelle. Dovrò purtroppo ogni tanto fare degli esempi per rendere chiare le idee, ma non servono ad etichettare questo disco, tantomeno a tirarlo troppo fuori dal coro. Certo è che l'album sia ricco di contenuti sia per i palati fini, che per i più “tradizionalisti” fan di entrambi. Ed ecco a voi la consueta track-by-track.
DOPAMINE
Il groove pesante e candenzato che apre l'album fa subito venire in mente Addiction, anche per il rimando nelle liriche del brano (It's the dopamine that gets me high, the dopamine connects me). Il drumming di Kenny Aronoff davvero efficace, e la melodia oscura che pervade il pezzo, sono i due fattori trascinanti. Si insinuerà nel cervello, assicurato.
WASTED AGAIN
Molto più “Iommi” il riff d'apertura di Wasted Again come anche il cupo chorus, rivestito di un rinnovato stile vocale di Glenn, quello delle sue più recenti produzioni soliste. Stupendo il bridge, uno di quelli che fa scuotere la testa durante i concerti. Non vedo l'ora di assistere ad un fulminante tour, quello che resta pianificato per ottobre/novembre 2005.
SAVIOUR OF THE REAL
Dove sono i Black Sabbath vi chiedevate, magari? Iniziano ad intravedersi nel titolo di questa song. Un altro mid-tempo cadenzato a charleston aperto e un riff pesante come piombo. Il brano segue il filo conduttore dei primi due, con un chorus più melodico a più voci, e l'ugola di Glenn che si scalda sempre più nei graffianti versi che si evolvono fino al solo di chitarra, semplice e acido al punto giusto.
RESOLUTION SONG
Accennavo ai Sabbath prima, ora posso tranquillamente gettare la mano sul fuoco. L'intro spigoloso e opprimente sfocia subito in un riff che preannuncia il terremoto e torna subito a farsi aspettare, rendendo così l'attesa ancora più drammatica. La voce di Glenn è leggermente “effettata”... stupendo il ritornello “I-ah, I-I-ah, I-ah ah” vocalizzato... dove sei finito Ozzy? L'aria di Mtv è più comoda, vero?
GRACE
Mi rendo conto che la parola “heavy” non dà più l'idea, avendola già utilizzata più volte per descrivere i primi quattro brani. Quindi mi limito a scrivere che è il marchio di fabbrica di “Fused”, ma non mi limito però a dire che questo è uno dei pezzi che preferisco. Il riff è ipnotico come la voce “in cassetta” di Glenn che esplode nella seconda parte della strofa in favolose tonalità e colori come ci ha abituati da tempo. A volte vorrei tornare indietro nel tempo e ascoltare la sua voce come se fosse la prima volta... Grandioso il bridge acustico, e la ripresa violenta che stende come un pugno sul naso, e Glenn rappresenta il sangue che va giù dopo la botta. Sarà un paragone un pò “gore” ma ci sta dentro di brutto.
DEEP INSIDE A SHELL
Questa è la sorpresa del disco. Le armonie omaggiano i Beatles della seconda stagione, e vanno in netta contrapposizione con il titolo della song, visto che non ci troviamo chiusi in un guscio... anzi, siamo su una montagna da cui è possibile prendere ispirazione con qualsiasi cosa. Spettacolari le armonie corali intessute dal nostro ugola d'oro, solenni e profane allo stesso tempo con l'organo che fa da tappeto e da macchina del tempo portandoci indietro alle sonorità sixties & seventies.
WHAT YOU'RE LIVING FOR
Quel poco che si era assopito, si sveglia ora in preda agli incubi e al sudore freddo, travolto da questo brano veloce e sostenuto che viaggia sulle più magistrali onde epiche. C'è sempre quella vena Ozzy nei ritornelli, e i cambi di tempo fra strofe e chorus fanno crescere il brano sempre più. Dal vivo questo pezzo sarà devastante e ipnotico per chiunque. Va come un treno. La sensazione più forte non riesco a descriverla, ma la provo nel cambio di tempo repentino fra il chorus e il ritorno sulla strofa. Spettacolare.
FACE YOUR FEAR
Un'apertura come quella di Face Your Fear probabilmente non incoraggia a fronteggiare le proprie paure... ma le alimenta! Cupa e piombata, la chitarra di Tony Iommi è ancora più aggressiva nel suono stavolta. Le linee vocali di Glenn riportano un po' di equilibrio fra le parentesi a-la Ozzy e le “sviolinate” tipiche Hughesiane, quelle che vanno su, su, su...
THE SPELL
Il riff da manuale del rock epico è quello che apre l'incantesimo di “The Spell”. La chitarra è così pura che, come si nota per tutto il brano, va a incastrarsi in tutti gli episodi di questa multicolorata song come se fosse un continuo fluire. L'intero pezzo è un concept di soli cinque minuti, e simboleggia l'incantesimo dalla sua creazione fino alla rottura. Il consiglio è quello di ascoltarla più volte, perchè il coinvolgimento è totale.
I GO INSANE
La chitarra dell'intro ha un suono che mi fa impazzire, forse perchè è di purpleiana memoria (Iommi?!?). Sarà il più strano di tutti all'interno dell'album, ma questo pezzo è fra quelli che preferisco. Dopo tre minuti di ballata dark, la nebbia comincia ad avvolgere la vista fino al cambio di tempo preannunciato dalla chitarra acustica, e finalmente il riff più che elettrico entra nelle vene. Non contento Tony Iommi tornando al mid-tempo ci delizia con uno dei suoi pesantoni riff Sabbathiani; e prima che la lava diventi cenere, un'altro paio di cambi fulminanti di tempo (addirittura un riff in 6/8) sono necessari a riportare la quasi-calma sul solo chitarristico, la seguente ripresa del chorus, e il finale maestoso. E ora posso dire che sono “andato” anch'io.
GIAMPIERO FRULLI |