Biografia
Glenn
Hughes nasce a Cannock (Staffordshire) nel centro dell'Inghilterra il 21 agosto
1952.
Nel
periodo scolastico oltre ad essere appassionato di musica egli è anche grande
appassionato di calcio. Se non fosse diventato quello che noi sappiamo,
sicuramente si sarebbe buttato nel soccer.
In
effetti il primo album comprende anche altri due membri, Terry
Rowley e Michael
John Jones, ma il combo
incide solo "Trapeze",
un disco variegato di varie fusioni musicali.
Molti
personaggi gia' noti alle platee vanno a vedere questa nuova band, tra questi Jon
Lord e Ian
Paice dei Deep
Purple che spesso si recano
al Marquee di Londra o al Whisky-a-go-go di Los Angeles.
E
cosi' dopo aver interpellato alcuni "guitar man" tra cui anche Clem
Clempson ( ex Humble
Pie ), la scelta ricade su
un americano che ha gia' suonato con la James Gang e addirittura in "Spectrum"
di Billy Cobham.
Il suo nome è Tommy Bolin.
L' intesa con Glenn Hughes è subito evidente e il seguente album "Come
taste the band"
risulta essere un capolavoro di rock funky, anche se molti dei vecchi fans
abbandonano la band. Questo disco è stato rivalutato forse troppo tardi, ma per
conto mio, se dovessi scegliere 10 dischi da portarmi su un' isola non avrei
nessuna esitazione a prendere questo tra i primi. Il disco contiene brani
assolutamente inossidabili come "This Time Around" "Gettin'
Tighter" "You Keep On Moving". Ancora oggi nei concerti di Glenn
Hughes sono pezzi che non possono mancare nella scaletta. Purtroppo il tour
75-76 è caratterizzato dai molti alti e bassi di Tommy Bolin. tutto ciò dovuto
all'eccessivo consumo di droghe, e quindi l' avventura dei Deep Purple si
conclude a Liverpool la sera del 15 marzo 1976. Glenn e Tommy pensano anche di
formare una loro band ma poi niente va per il verso giusto e così Bolin
continua a suonare con una sua band e Glenn pensa ad un progetto solista.
Progetto
che si materializza nel 1977 con "Play
me out", un album di
puro funky dove partecipano anche due vecchi amici di Glenn, Mel Galley e Dave
Holland, oltre a Pat
Travers, Mark
Nauseef e molti altri. E'
un periodo abbastanza buio per Glenn, caratterizzato dal consumo di
stupefacenti, ed infatti il successivo album "Four
on the floor"
del 1979 risulta praticamente sconosciuto al pubblico.
Nel
1982 l' unione con Pat
Thrall produce "Hughes/Thrall",
che può essere considerato una pietra miliare nella carriera di mister
Hughes. Il disco contiene pezzi rock, funky al limite del commerciale, come
"I got your number", ma rimane comunque un capolavoro.
Ora
entriamo nel vivo della carriera di Glenn Hughes.
Come
già citato sopra, il problema principale di Glenn in questo periodo
sono l'alcool e la droga.
Ed
ecco un altro capolavoro "Seventh
Star", inizialmente
cantato da Jeff Fenholt,
poi ricantato da Glenn Hughes in maniera insuperabile. Cosa si puo' dire su
pezzi come "Seventh Star", "No Stranger To Love" "Heart
Like A Wheel". Purtroppo le cose non vanno molto bene nel successivo tour.
Questo è dovuto ai problemi gia' citati da parte di Hughes, ma sopratutto ad un
litigio con un manager. Costui colpisce Glenn con un pugno e questo provoca seri
problemi alla voce del Nostro, che è costretto ad abbandonare il tour americano
dopo solo 5 date. Lo rimpiazza un suo caro amico, il compianto Ray
Gillen per la continuazione
delle date in programma.
Nello
stesso periodo Hughes registra un album con Gary
Moore, dove canta quasi
tutte le canzoni. Lo stile è tipico del guitar hero ex Thin Lizzy, e il
risultato non puo' che essere esaltante. Negli anni successivi Hughes partecipa
a vari show con John Norum
e con Pat Thrall, oltre che in altri progetti come "Phenomena
2: Dream Runner" dove
canta alcuni brani, "Dragnet", colonna sonora del film omonimo,
poi nel 1991 decide che è arrivato il momento di cambiare vita.
Basta
droga, basta alcool. Hughes si rende conto che continuando cosi' non ha piu'
sbocchi e allora mette una pietra sopra il suo passato molto travagliato. Canta
in un singolo dei KLF
"America, What Time Is Love", quasi dance, ma la sua voce è
inconfondibile, partecipa alla colonna sonora di "Highlander 2" con un
brano, e incide con John Norum "Face
The Truth". Un
grandissimo album di puro hard rock. Glenn canta 8 pezzi, e qui si puo' sentire
che la sua voce negli anni è sempre la stessa, anzi forse è come il vino,
invecchiando migliora. Poi "Blues"
nel 1992, un altro saggio di straordinaria grandezza. E ora la richiesta si fa
pressante. Glenn partecipa a vari progetti e canta in molti dischi dove la sua
presenza da un tocco di magia. voglio citare "Sacred
Groove" di George
Lynch, "American
Matador" di Marc
Bonilla, dove canta la
splendida "A Whiter Shade Of Pale" dei Procol
Harum, e poi "Electric
Pow Wow" di Stevie
Salas, "Amen"
con Mark Storace
e Manfred Ehlert.
In
mezzo a tutto questo pubblica "From
now on...", il suo
album solista della rinascita. Un capolavoro di classic rock, seguito dal tour
europeo e giapponese in cui registra "Burning
Japan Live", il
massimo dei massimi di un album live. Nel frattempo riforma i Trapeze
per alcune date, poi nel 1995 incide "Feel",
con il suo vecchio amico Pat Thrall. Feel è completamente diverso da From Now On,
è rock funky, come piace a Lui, come è SEMPRE piaciuto a Lui. Seguono ancora
vari progetti che potete trovare nella discografia completa, e nel 1996 il nuovo
album si chiama "Addiction".
qui si torna al rock duro con influenze leggermente grunge. Ora l' attivita'
torna a essere molto proficua, e dopo tre anni di numerose partecipazioni in
album di vari artisti ecco nel 1999 "The
Way It Is", un album
ancora diverso, come ormai è nel suo stile. L' album alterna periodi abbastanza
hard ad altri soul e melodici, come Lui ci ha abituato. Il tour vede prima
Hughes in Sud America, poi in alcune date europee con Michael
Schenker e Thin
Lizzy. Tour denominato non
a caso "Essence of rock".
Si
continua con "Return
Of Crystal Karma", un
disco che ha un carattere ed una spinta sovrumani. I più fortunati saranno
riusciti a possedere la versione 2CD con un piccolo assaggio dei concerti del
tour 2000. Dopodichè numerose altre partecipazioni conducono all'ultimo album
solista "Building the
machine" e al disco
tanto atteso "Hughes/Turner
project". Per
il futuro, non ci resta che aspettare nuove sorprese dal nostro inossidabile
"Omino bianco" di California Jam.
ROBERTO
COSENTINO
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