PIGS
& PYRAMIDS - An all star lineup performing the songs of Pink Floyd
In
genere quando ho un gruppo a cuore, è difficile per me l'approccio ad un album
tributo... per gli addetti ai lavori i Pink Floyd non sono mai stati una band
con una grossa sostanza tecnica alle spalle, ma sappiamo tutti quello che hanno
inventato e scoperto, e che hanno rappresentato uno standard qualitativo per
tanti gruppi più giovani. I Pink Floyd hanno fatto sognare tutti, e continuano
a far sognare il sottoscritto!
Quindi
ero un pò scettico all'inizio, ma confortato dal fatto che un tributo va fatto
con grande attenzione, proprio per non indispettire i fans che amano i pezzi
originali. In questo senso sono importanti: un'appropriata scelta degli artisti;
una scaletta adeguata agli artisti selezionati (...ve l'immaginate Run Like Hell
cantata da Bocelli?!?... nooo...); e soprattutto la qualità dell'arrangiamento
dei brani. Sono questi tre i parametri che ho usato per valutare questo disco.
Quindi,
data la enorme quantità di gente importante che figura su questo album, cercherò
di citare tutti quanti e di raffigurare il background di ogni artista presente
in questo disco. Fra parentesi i gruppi o i maggiori gruppi di cui ogni artista
fa o ha fatto parte.
ANOTHER
BRICK IN THE WALL pt.II
Chi
non conosce questo pezzo? Alle voci troviamo Fee
Waybill (The Tubes)
accompagnato da David Glen Eisley
(Giuffria) e Alex
Ligertwood (Santana, Dixie Dregs, Voices Of Classic
Rock); alla chitarra Ronnie
Montrose (Montrose,
Edgar Winter Group), basso Mike
Porcaro (Toto)
e drums Greg Bissonette
(Vai, Satriani, Sheehan, ecc.).
Secondo me questo pezzo è un pò fiacco, anche perchè il solo di Montrose è
troppo pesante. Questo è uno dei brani che eviterei di mettere in un tributo.
Troppo rischioso. Comunque sufficiente.
WELCOME
TO THE MACHINE
Voce
Doug Pinnick (King's
X), chitarra Gary Hoey
(Tony Franklin, Frankie Banali, Ricky Wolking),
basso Mike Porcaro,
drums Greg Bissonette,
keybs Derek Sherinian (Dream
Theater, Planet X); questo brano offre diversi
spunti, essendo molto ben arrangiato. Doug
Pinnick imita molto Roger Waters (volutamente), ma ci mette del suo quanto
basta, e questo va bene. Molto buono l'arrangiamento tastieristico di Sherinian;
non è facile ripetere il lavoro che a suo tempo fece Rick Wright. Ok.
COMFORTABLY
NUMB
Molto
delicata la versione di questo grande classico, che i Pink Floyd hanno portato
alla massima espressione nelle loro performance dal vivo. Voce
& chitarra Billy Sherwood
(Toto, produttore Yes),
basso & voci Chris Squire
(Yes), drums Alan
White (Yes).
Billy Sherwood
(Toto, produttore Yes),
basso & voci Chris Squire
(Yes), drums Alan
White (Yes).
L'esperienza
assoluta di questi tre mostri sacri si vede e questo è uno dei brani che
preferisco, perchè bilancia alla perfezione il rispetto verso il pezzo
originale con l'estro creativo dei musicisti in questione. I cori di Sherwood
sono fatti in maniera magistrale. Alta scuola.
SHINE
ON YOU CRAZY DIAMOND
Eeeh...
altra formazione di lusso per questo "standard", Steve
Lukater (Toto)
voce & chitarra, Marco Mendoza
(Thin Lizzy) al basso
& synth, on drums il monumentale Vinnie
Colaiuta (la lista
sarebbe lunga, basta dire GRP). L'assolo iniziale
di Lukater farà girare la testa a tutti i chitarristi, io sono svenuto davanti
al mio hi-fi. Questa versione di Shine On You Crazy Diamond mi fa pensare ad un
magma vulcanico che sta per esplodere, ha una potenza sibillina da esprimere. La
voce di Steve Lukater ha un timbro roco fantastico che fa un pò l'eco alla voce
di David Gilmour. Mendoza si diverte con un basso fretless che da al pezzo
un'attitudine ancora più mistica. E infine Vinnie Colaiuta con pochi tocchi fa
capire cosa significa essere un batterista con le palle quadrate. Tutto condito
dal prezioso e ENORME arrangiamento di chitarra di Steve Lukater, uno dei miei
chitarristi preferiti. Un'altro ottimo brano per questa Pigs & Pyramids.
US
& THEM
Jeff
Scott Soto (Panther,
Malmsteen, solista) alla voce, Jimmy
Haslip (Yellowjackets)
al basso, Pat Torpey (Mr.
Big, Impellitteri) on drums, e Scott
Page (Pink Floyd,
Supertramp) al sax. Scotty è stato per molti anni
sassofonista dei Pink Floyd live, nonchè uno dei maestri del sax spregiudicato
e aggressivo. Chi conosce Jeff Scott Soto ama i suoi arrangiamenti vocali e la
sua pulita linearità vocale, e non sarà deluso. Haslip e Torpey fanno
l'ordinario (il brano in sè non offre molte possibilità) e chi può inventare
inventa: Soto nei magistrali ritornelli a tre voci, e Page nel condire le pause
con straordinari tocchi di sax e l'assolo che viene dal cuore; si percepisce
addirittura il rimbombo in canna del sassofono, nonchè i mitici
"Aaaahhhhh" alla fine delle sgroppate soliste... Piacevole.
YOUNG
LUST
Alla
voce il nostro GLENN HUGHES,
alle chitarre Elliot Easton
(Cars, mi pare), al
basso il grande Tony Franklin
(anche lui ha una lista lunghissima, cito Blue
Murder e The Firm, ha suonato addirittura nell'ultimo di Laura Pausini),
alle batterie Aynsley Dunbar
(Journey, Jeff Beck, John Mayall).
La nostra ugola d'oro si presta a un interpretazione che mi ha lasciato
spiazzato. Ovviamente Glenn non si preoccupa più di tanto di fiancheggiare
l'interpretazione originale... quindi si lancia a capofitto unendo la grinta dei
suoi graffianti acuti alla scorrevolezza dei suoi vocalizzi funky. Grinta che
viene marcata dal basso possente di Franklin. Che
dire?
RUN
LIKE HELL
Canta
Jason Scheff (Chicago),
seguito dalla chitarra di Dweezil Zappa
(The Z), il basso
ancora di Tony Franklin,
il poderoso drumming di Aynsley Dunbar
e le tastiere di Tony Kaye
(Yes, Badger). La voce
vellutata di Scheff segue con precisione la partitura vocale del pezzo, a
scapito della grinta. Dweezil Zappa è un maestro del bending, e si sente nella
prima parte del suo solo, poi sfodera la sua mostruosa tecnica (sentite il lick
finale!). Si fa presto a dire che è un bel pezzo.
ANY
COLOUR YOU LIKE
Basta
sprecare parole per le formazioni di lusso. Questo album deve molta della sua
piacevolezza proprio al gusto personale di ogni grande musicista che si
avvicenda nei brani. In questo strumentale figurano: alla chitarra Robben
Ford (The Blue Line),
al basso il mai domo Tony Franklin,
alle batterie l'inossidabile Aynsley Dunbar,
e le tastiere sono affidate nientemeno che a Steve
Porcaro (Toto). Mi ha
fatto innamorare il timbro della chitarra di Robben Ford. Un'altro dei miei
chitarristi preferiti, per gusto e per tecnica. In questo brano molto spazio è
lasciato all'improvvisazione, quindi immaginate cosa possano combinare questi
quattro mostri sacri insieme. Uno dei migliori brani. Imperdibile.
MONEY
Si
continua in souplesse con Tommy Shaw
(Damn Yankees, Styx, Ted Nugent)
alla voce, Ritchie Kotzen
(solista, numerose partecipazioni)
on guitars, Tony Levin
(King Crimson, Liquid Tension Experiment, ma
un'infinità di collaborazioni anche lui) al basso,
Mike Baird (Bob
Weir, Timothy B. Schmidt) alla batteria e il sax di
Edgar Winter (Edgar
Winter Group). A prima impressione Tommy Shaw
sembra flaccido, ma una volta entrati nella sua interpretazione vi accorgerete
che canta proprio così. Il solo di sax dimostra che Winter è un jazzista
sentimentalone, mentre Ritchie Kotzen non si espone più di tanto. Come al
solito gli piace giocare a nascondino, per poi uscire nel finale e "battere
tutti"... Nel complesso mi va bene.
HAVE
A CIGAR
Vocals
Bobby Kimball (Toto),
alle chitarre Bob Kulick
(Wasp, Kiss) & Bruce
Kulick (Kiss, Union),
basso a cura di Mike Porcaro,
batteria a Greg Bissonette.
Io amo la voce di Bobby Kimball. Quando un pezzo tira te ne accorgi già dalle
prime battute. Possente, se vogliamo è meglio della versione originale...!
Bissonette gli dà una ritmica trascinante e il solo targato Kulick(s) è efficace.
Bello, bello, bello.
BREATHE
(IN THE AIR)
La
chiusa è affidata a Robin McAuley
(Michael Schenker Group, Twister)
on vocals, Jeff "Skunk" Baxter (The
Doobie Brothers, Steely Dan) alla chitarra, Phil
Soussen (Jeff Northrup)
on bass, e Eric Singer
(Kiss, Black Sabbath, Badlands)
alla batteria. Si
evince subito la maestria di Baxter alla slide guitar. McAuley offre una
interpretazione molto personale del brano, ma del resto la sua voce dal timbro
inconfondibile glielo può concedere. Il pezzo fila via liscio, un buon compito
portato a termine. Veramente notevole l'arrangiamento delle chitarre soliste e
ritmiche, ma del resto il curriculum di Skunk parla chiaro! Bene così.
Spero
di essere stato esauriente, non è semplice commentare un album del genere,
anche perchè è facile restarne coinvolti e lasciarsi trascinare quando leggi i
nomi di artisti che ti stanno a cuore. Cerchi sempre il bello in ciò che essi
fanno, e resti incantato quando ascolti quel vocalizzo o quel lick che ti piace
tanto. Lo sentiresti mille volte. Perciò va bene così. Sono 62 minuti che
scorrono via come l'olio, e tanto di cappello ai Pink Floyd.
Giampiero
Frulli